Il Coronavirus è un avversario sconosciuto ed invisibile, e, in quanto tale, viene vissuto come qualcosa di incontrollabile e minaccioso capace di creare angoscia.
La paura è un’emozione primaria che svolge un ruolo adattativo, ossia ci aiuta a percepire un pericolo e ad affrontarlo.
Quando questo oggetto non è identificabile, come nel caso del Covid, esperiamo uno stato emotivo che agevola il passaggio dalla paura al panico.
Se la paura ci protegge, nel momento in cui si trasforma in panico, può metterci a rischio, in quanto può generare comportamenti irrazionali e controproducenti come la corsa all’accaparramento al supermercato o l’andare a correre alla cui base c’è un processo difensivo di negazione del problema. Riconoscere ciò che stiamo provando ci permetterà di riprendere lucidità mantenendo il più possibile un equilibrio tra la paura esperita ed il rischio effettivo di contagio.
Al fine di fronteggiare al meglio l’ansia e la paura si possono mettere in atto delle strategie.
In primo luogo è importante attenersi alle regole igieniche e di distanziamento sociale in vigore, in quanto ciò che tutela maggiormente è evitare il contagio e la sua propagazione.
Informarsi non più di una volta al giorno tramite fonti ufficiali. E’ necessario non essere inondati dalle notizie, dandosi il tempo per pensare e al fine di non attivare reazioni inadeguate. Una mente meno sopraffatta da informazioni che scatenano molto spesso pensieri negativi, sarà più capace di attivare delle risorse più funzionali per fronteggiare le difficoltà.
Mantenere una routine sia per grandi che i più piccoli. Dedicare del tempo per qualcosa di bello per sé e per gli altri. La distanza non deve confondersi con la solitudine. Sarà quindi importante mantenere i contatti con parenti ed amici, avvalendosi della tecnologia. Entrare in contatto con se stessi e i propri vissuti emotivi. Questo momento è anche l’occasione per entrare in autentica sintonia con la propria famiglia.
I bambini come stanno vivendo questa esperienza? Sono messi di fronte a una situazione claustrofobica molto complicata. Innanzitutto la capacità rapportarsi con l’angoscia del bambino differisce in base all’età, ma sicuramente molto rilevante sarà la capacità di contenimento delle figure genitoriali.
Nell’infanzia ci si interroga su cosa stia accadendo e una buona prassi sarà quella di raccontare sempre, seppur in modo edulcorato, la verità, in quanto l’incomprensibile diviene minaccioso.
Per fare ciò si può ricorrere a un gioco, a un racconto di fantasia, al fare insieme un disegno che raffiguri ad esempio un mostriciattolo che si combatte attraverso il lavaggio delle mani.
Ricordiamoci che non si può rassicurare un bambino a parole e poi manifestare angoscia. Le parole veicolano solo una piccolissima percentuale della nostra comunicazione, è il “modo” di comunicarlo e, quindi, il non verbale ad essere fondamentale.
Dott.ssa Jessica Combi
Psicologa e Psicoterapeuta
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